
Una notizia, nel mare estivo delle indiscrezioni. Per ora nessuna fonte certa, ma secondo le anticipazioni de Il Foglio, il quotidiano diretto da Claudio Cerasa, il gruppo Gedi sarebbe in vendita. Il decespugliatore di famiglia, come John Elkann è affettuosamente soprannominato, dopo essersi sbarazzato di quel patrimonio giornalistico che erano i quotidiani locali italiani, sta seriemente riflettendo su La Repubblica e La Stampa. I numeri non giocano a favore di nuovi investimenti e vedute a largo respiro imprenditoriale. La Repubblica ha perso, solo nel 2024, oltre 191 mila (-6%). La Stampa ne ha salutati quasi 313 mila (-15,8%) con base dati Audipress.
Le copie cartacee vendute sono da anno in piccchiata: La Repubblica -8,5% per cento, La Stampa -13,2% su base annua. E non va meglio sul digitale. Repubblica ha quasi dimezzato le copie (da 36.975 a poco più di 20.000), La Stampa ha perso in pochi mesi altre migoiaia di abbonati. La situazione è semplice e drammatica allo stesso tempo. Elkann ha tagliato le redazioni, venduto testate locali storiche, costi considerati superflui, ma i conti alla fine segnano sempre rosso: 224 milioni di fatturato, 15 milioni di perdite nel 2024.
Ora si affaccia sul mercato l’ipotesi del colosso francese Vivendi di Vincent Bolloré, reduce da uno smembramento societario (Canal+, Havas, Lagardère, Hachette e Universal Music, valore aggregato oltre 10 miliardi). Bollorè in Italia si è già affacciato almeno un paio di volte. Prima con il tentativo di accaparrarsi Telecom Italia e poi Mediaset, una disputa che è costata 4,5 miliardi.
Ora Vivendi intravvede una nuova e allettante breccia nel prestigioso muro dell’editoria italiana. Secono alcuni osservatori l’intenzione ufficiale sarebbe quella di entrare in Gedi come socio di minoranza. Ufficiale, perché quella ufficiosa è un’altra.
Credits