giorgio levi

“Giornalisti criminali?” autobiografia di Enrico Buonanno, da Napoli a Cuneo

Questo libercolo è datato 1925, ma le vicende narrate sono di fine Ottocento. Il titolo è accattivante Giornalisti criminali ? Da Montecitorio e Regina Coeli (Orfeo Origoni Editore, Milano).

L’autore si chiama Enrico Buonanno. Napoletano verace, nato a Capua nel 1872, già a 10 anni muove i primi passi nel giornalismo. La professione è il suo grande amore. Prima a Napoli in vari periodici, poi a Roma. E’ molto attratto anche dalla politica. Nella capitale entra in contatto con due deputati della provincia di Cuneo che gli offrono di andare a dirigere un “piccolo quotidiano” nel capoluogo piemontese.

Buonanno è un narratore meticoloso e anche spiritoso. Il giornale cuneese si chiama “Piccolo quotidiano”, naviga in acque tormentate e accoglie Buonanno, che ha solo vent’anni, con grande entusiasmo.

Buonanno non conosce il Piemonte e non la più pallida idea di dove si trovi Cuneo. Sa soltanto che è una città dove fa freddo come in Siberia e per mesi è ricoperta da metri di neve. La sua vestizione a Roma, prima di salire sul treno che impiegherà un giorno e una notte, ricorda molto la scena di Totò e Peppino a Milano.

Buonanno scopre invece che Cuneo è una città festaiola, mondana, ricca di feste private e pubbliche nei numerosi circoli del centro storico. Le notti a gozzovigliare e a rincorrere le belle damine, durante le vacanze di Carnevale, durano fino alle tre del mattino. Buonanno non se ne perde una. E’ entusiasta del vino, che pare scorra a fiumi, del fascino e dell’eleganza delle donne. Così, assunta la direzione, cambia l’indirizzo del giornale e dedica i paginoni centrali ai reportage sulle feste notturne, con nomi e congnomi della dame e una descrizione dettagliata dei loro abiti. E’ rapito da questa vitalità e si dimentica pure del freddo.

Vive a casa del caporedattore e scola damigiane di Barbaresco. Il giornale comincia e vendere. Tutta Cuneo si getta in edicola per leggere pettegolezzi e resoconti. A sera il quotidiano è esaurito in tutte le edicole.

Ma Buonanno non dimentica la sua Napoli. Così una volta alla settimana organizza una festa con gli ufficiali meridionali di stanza nelle caserme di Cuneo. Banchetti luculliani con “vermicelli a vongole, pizza al pomodoro, parmaigiane di melanzane , peperoni imbottiti, polipi alla luciana, sfoglietelle innafiate dal vino di Procida”.

Il quotidiano va così a gonfie vele che Buonanno viene richiamato a Roma dove dirigerà altri giornali. Sarà eletto deputato e avrà qualche guaio giudiziario che lo porterà anche a Regina Coeli.

Questa auobiografia è scritta con uno stile completamente diverso da quello del tempo, e Buonanno anticipa, con la sua visione anti convenzionale, un giornalismo che arriverà soltanto negli anni Sessanta del Novecento.

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