giorgio levi

E’ tornato Max Giletti e su Il Corriere della Sera Aldo Grasso lo asfalta: “Ha esibito la postura dello schienadrittismo”

Massimo Giletti, cacciato da La7, ha preso la sua Arena, l’ha incartata sotto il braccio e paro paro l’ha ricollocata nel rifugio Rai, versione Meloni. Risultato della puntata sulla strage di Ustica: 1,7 milioni di spettatori e uno share dell’8,1%, meglio di Bianca Berlinguer (Rete4) che ha fatto 781 mila spettatori, il 5,9% di share.

La puntata su Ustica, che Giletti ha venduto come una inchiesta, promettendo rivelazioni storiche, ha non poco fatto venire i nervi ad Aldo Grasso (Il Corriere della Sera) il numero uno dei critici televisivi. Ecco che cosa ci ha raccontato sul suo giornale (tratto da Dagospia).

Il mio compito è di riflettere su un programma che si chiama “Ustica: una breccia nel muro” (in diretta su Rai 3 dal Museo per la Memoria di Ustica) e sul suo conduttore, Massimo Giletti. Lo scopo dichiarato del programma era molto ambizioso: aprire una breccia nel muro di gomma che ha tenuto lontano i familiari delle vittime e un Paese intero dalla verità di questa tragedia nazionale, come se il valore di altri bravi giornalisti (primo fra tutti Andrea Purgatori, mai citato nel corso della serata) venisse messo in discussione.

Ora, di fronte a un tema così delicato, dove sono in gioco segreti di Stato, verità nascoste e rispetto per le vittime, il genere meno indicato per affrontarlo è il talk show. Non si può usare il modello dell’”Arena” per argomenti che invocano solo serietà d’indagine.

Durante un talk, il più delle volte non si capisce niente, si perde il filo del discorso, una voce vale l’altra; l’andamento della discussione procede per accumulo e rimandi e, alla fine, nonostante gli scoop invocati, si ha la sensazione che nulla di nuovo sia stato aggiunto a quanto già non si sapesse: sui cieli di Ustica c’era in atto uno scontro bellico fra i mig libici e gli aerei della Nato, francesi e americani. Il Dc9 è stato usato per schermare una fuga.

Per tutta la sera, Giletti ha esibito la postura dello «schienadrittismo», «l’eretico che cerca la verità», come si è definito. Si è invece comportato come un qualsiasi conduttore di talk che cerca di enfatizzare le interviste, i confronti fra gli ospiti, le presunte rivelazioni.

Se avesse fatto un’inchiesta, se avesse girato un documentario forse sarebbe stato più attento alla materia trattata che alla sua persona; soprattutto avrebbe cercato di dare un senso a una lunga e fosca avventura piena di lacrime, sangue ed enigmi. Ustica dovrebbe ricordarci che un talk televisivo non risolve mai le nostre perplessità né sopprime i nostri mali: non è che un ripiego e un palliativo“.

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