giorgio levi

Il Comune di Milano querela per diffamazione un giornalista per alcuni post pubblicati sui social. L’Ordine:”Rispettare il diritto d’informazione e di critica”

Gianni Barbacetto è un giornalista de Il Fatto Quotidiano. Come tutti ha profili social personali, dove esprime il suo pensiero. In una serie di post del 15 marzo, 8 aprile e 8 maggio Barbacetto poneva delle domande in merito all’inchiesta sull’urbanistica che sta coinvolgendo l’amministrazione comunale milanese. Nello specifico si chiedeva se le concessioni facili che vengono contestate dai magistrati siano state offerte gratis o se con qualcosa in cambio. Lo scorso 31 maggio i pm hanno chiesto il rinvio a giudizio per tre funzionari dello Sportello unico dell’edilizia del Comune di Milano, accusati a vario titolo di lottizzazione abusiva, abuso edilizio e abuso d’ufficio.

Opinioni che non sono piaciute al sindaco Beppe Sala, e alla sua giunta, che hanno denunciato Barbacetto per diffamazione. L’Ordine dei giornalisti della Lombardia però non ci sta: “No a querele e richieste di danni ai giornalisti da parte della Pubblica amministrazione. Di fronte alla decisione della Giunta del Comune di Milano di chiamare in giudizio, in sede civile, con richiesta di risarcimento danni, il collega Gianni Barbacetto per i suoi post pubblicati dopo l’apertura dell’inchiesta giudiziaria sull’urbanistica, l’Ordine dei giornalisti della Lombardia non può che ripetere un punto fermo del proprio approccio ai temi della libertà di informazione. La Pubblica amministrazione, tenuta a rispettare i principi della Repubblica e del sistema liberaldemocratico che l’anima, è tenuta anche a rispettare la libertà di espressione e il diritto di informazione e di critica che sono il centro attorno cui ruotano questi principi”.

Beppe Sala: “Non è che uno può dare dei presunti ladri a dei funzionari amministrativi e pensare che non succeda nulla. E poi è una nostra responsabilità difendere i funzionari e i dirigenti del Comune”. Opinione che non è piaciuta ai consiglieri Carlo Monguzzi, Daniele Nahum e Alessandro Giungi che hanno chiesto a Sala di rivedere la posizione delle giunta su questo caso: “Lo strumento della politica per rispondere ad affermazioni dei mezzi di informazione che si ritengono infondate e offensive, deve sempre rimanere nel perimetro della risposta dialettica”.

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