
Carlo De Benedetti è tornato oggi in primo piano su Il Foglio con una lunga intervista rilasciata a Salvatore Merlo. L’Ingegnere risponde ad una serie di domande, che vanno dalla politica all’economia al giornalismo.
Dice bene Merlo: “Una delle sue peculiarità è l’immediatezza del giudizio, la spontaneità propria dell’ariete”. Infatti, De Benedetti non fa sconti e sul capitolo Fiat e Gedi prende a cornate John Elkann: “E’ riuscito in quattro anni a distruggere il gruppo editoriale che il principe Carlo Caracciolo, suo prozio, aveva creato in circa quindici anni. Un massacro incomprensibile per i suoi scopi. John ha venduto tutti quotidiani locali, che andavano bene. Poi ha devastato pure Repubblica, che si aggira tra i quotidiani italiani con la maestà malinconica delle rovine. Mi dispiace moltissimo. E’ straziante. A quel gruppo dirigente ho visto fare cose che manco nella cena dei cretini. Dicono digital first ma non hanno investito un centesimo in serie acquisizioni sul digitale, mentre hanno annientato la carta. Elkann sostanzialmente ha comprato i giornali solo per coprire la fuga di Stellantis dall’Italia. Per coprire la deindustrializzazione e la smobilitazione degli impianti produttivi automobilistici di un gruppo che ormai è francese. Alla fine venderanno Repubblica e La Stampa“.
Sul capitolo editoriale, De Benedetti è durissimo con Gedi, con i suoi dirigenti, con Elkann. In parte c’è del vero, in parte è contradditorio con la sua stessa storia. Lui cita Stellantis, di cui Elkann vorrebbe sbarazzarsi, ma De Benedetti non si è sbarazzato senza tanti complimenti di Olivetti, eliminando dal Paese una delle sue aziende più floride? Quando Bill Gates, all’inzio degli anni Novanta, venne ad Ivrea, innamorato di quella fabbrica e del luogo salubre su cui sorgeva, ideale per la produzione informatica, perché i dirigenti dell’Olivetti di De Benedetti furono fermamente disinteressati a firmare un accordo di collaborazione?
E chi fu a cedere quel meraviglioso gruppo editoriale del principe Caracciolo? Dice: “Ho ceduto Espresso, Finegil e Repubblica ai miei figli, ma ero contrario quando loro decisero di venderlo a Elkann. Rodolfo e Marco hanno fatto la cosa giusta liberandosi di un gruppo che li obbligava a schierarsi. Loro non hanno sbagliato, i miei figli sono refrattari alle passioni politiche. Io sono diverso. Ognuno ha il suo carattere e le sue predilezioni. E devo dire, che con il senno di poi, dal punto di vista finanziario ed economico, la vendita dell’Espresso è stata la cosa giusta”.
Mah, che dire. De Benedetti non sapeva com’erano i suoi figli? Uno con interesse politico molto distante dalle idee di Repubblica e l’altro per niente interessato ai giornali. Era ovvio che tutto quel ben di Dio editoriale sarebbe finito nelle mani dell’unico che era in grado di portarselo a casa. Anche John Elkann ha fatto la cosa giusta. De Benedetti adombra una premeditazione per coprire la fuga della Fiat dall’Italia. Per manovrare anche il sindacato. Ma la premeditazione bisogna provarla, e per ora non so se c’è qualcuno in grado di farlo.
Un tempo si sarebbe detto in modo paludato “che faccia di bronzo l’ingegnere”. Oggi che siamo molto più vecchi e non più democristiani, possiamo permetterci di dedicare un cordiale ” faccia come il culo” all’affossatore della microelettronica italiana. Stellantis sarà anche a trazione francese, ma nel frattempo l’italianissima Olivetti è morta e sepolta.
Ovviamente con quelle che De Benedetti ha fatto all’Olivetti vien da dire “da che pulpito”, però viene anche il dubbio che i suoi sospetti non siano per nulla infondati.