giorgio levi

Ebrei brutti, sporchi e cattivi

Proverò a dire qualcosa su ciò che mi ha colpito nell’attacco di Hamas a Israele del 7 ottobre. La prima cosa è che i soldati nazisti di Hamas, inseguendo gli israeliani per strada gridavano “Ebreo, ebreo!”. E non “israeliano, israeliano”.

La seconda cosa è questa fotografia. Sono ritratti i volti degli adolescenti e dei bambini rapiti da Hamas, molti dei quali hanno già perso i genitori uccisi durante il massacro. Dove sono ora? Mi sono fatto l’idea che sono morti. A quelli assassinati nei kibbuz hanno tagliato le teste. Forse potrebbero essere rinchiusi in quel dedalo di gallerie sotterranee, che potrebbero essere ora una specie di campo di concetramento. Ma mi sa che gli ostaggi non ci sono più, se Hamas avesse voluto ricattare Israele per uno scambio di prigionieri l’avrebbe già fatto.

Ho una fortssima e ben radicata convinzione che il premier Netanyahu sia l’uomo sbagliato nel posto sbagliato, nel periodo più sbagliato della storia d’Israele. Se si fosse concentrato di più sul suo Paese e meno sugli affari suoi, oggi il Medio Oriente non sarebbe sull’orlo di una guerra totale e nucleare. Israele è una grande e compiuta democrazia, prima gli elettori gli tolgono la sedia da sotto le chiappe, prima si placherà la tempesta.

Ho un’antipatia consolidata nei decenni per la “Bandiera delle Pace”. Mi sono sempre chiesto: che significato ha questo vessillo, sventolato con foga in ogni manifestazione? Chi è che non vorrebbe la pace? Che significato ha invocarla? A parte i produttori di armi, non c’è nessuno su questo pianeta che non vorrebbe un mondo di pace. Ma ci sono le guerre: gli israeliani uccisi barbaramente nelle loro pacifiche case, e gli ucraini che muoino negli ospedali e nelle scuole sotto le bombe di Putin, il macellaio di Mosca. Nei millenni si è sempre arrivati alla pace attraversando le guerre.

Leggo che i civili palestinesi sono vittime anche loro di Hamas. No, non è così. Il potere di Hamas c’è perché sostenuto dai civili che vivono nella striscia di Gaza. Se non fosse così, con la quantità di armi che circolano in quei pochi chilometri quadrati, ci sarebbe già stata una rivoluzione. Perché i buoni scacciano i cattivi con le rivoluzioni. Il palestinese che desidera la pace sa che cosa deve fare. E’ accaduto fino ad oggi? No. I palestinesi pacifici aspettano che Israele faccia lo sporco lavoro che sarebbe spettato a loro, se fossero stati veramente dissenzienti da Hamas.

Ho letto anche che più del 50% della popolazione di Gaza ha un’età sotto i 12 anni. Come mai in un paese ridotto in miseria metà della gente che lo abita sono bambini? Mai sentito parlare di contraccettivi? O forse fare tanti bambini serve a far crescere nuove generazioni di odio verso Israele? Ho visto fotografie di bambini palestinesi in tuta mimetica e armati fino ai denti. E non di mitra ad acqua.

Israele ora è accusata di voler annientare la popolazione palestinese con tutti i mezzi da guerra che possiede. E sfila ormai in secondo piano, che tutto è nato dal massacro di Hamas. Che cosa avrebbe dovuto fare Israele? Sedersi ad un tavolo con i capi di Hamas e dire: beh, ragazzi avete un po’ esagerato a rapire 200 persone e massacrarne più di 2 mila e tagliare le teste ai loro bambini. Per questa volta la facciamo andare bene così. Ma la prossima volta siate più benevoli. Forse potrebbe dirlo il Papa, ma non Netanyahu che su una cosa ha ragione: questa è una guerra.

L’ultima cosa. Ho letto che la scrittrice palestinese Adania Shibli non sarà accolta, per ritirare un premio che le è stato assegnato, alla Buchmesse di Francoforte, la vicenda è raccontata qui. La questione ha generato un vortice di dichiarazioni, per lo più contrarie a questa decisione riassunte qui. Il direttore Juergen Boss ha detto: “La guerra del terrore contro Israele contraddice tutti i valori che la Buchmesse rappresenta. La Buchmesse ha sempre avuto a che fare con l’umanità e si è sempre concentrata su un discorso pacifico e democratico. Tuttavia, non si può permettere che il terrore vinca, ed è per questo che vogliamo rendere le voci ebraiche e israeliane particolarmente visibili alla fiera dando loro altro spazio sui nostri palchi”. Un esponente politico ha aggiunto: “Noi abbiamo il dovere di stare vicino agli ebrei, dopo quello che la Germania ha rappresentato per loro”.

Se Giorgia Meloni dicesse la stessa frase, addossandosi come la Germania la colpa della Shoah italiana, sarebbe una premier perfetta.

2 thoughts on “Ebrei brutti, sporchi e cattivi

  1. Condivido ogni tua parola con dolore e stupore. Abbiamo passato la vita a dire “mai più”. Ma il “mai più” continua a ripetersi e temo continuerà fino alla fine dei nostri giorni. (Mi permetto di dissentire sul fatto che la signora Meloni potrà mai essere “una premier perfetta”).

  2. sì Beppe, con la Meloni ho un po’ esagerato, ma la sua posizione su Israele è chiara e netta. Se penso ai presidenti del Consiglio democristiani come Andreotti o Rumor o a Craxi, che faceva accordi solo con gli arabi, sempre sprezzante nei confronti d’Israele, mi pare che il comportamento della premier sia da tenere in considerazione. Io personalmente il “mai più” non l’ho mai detto o pensato, è contro la storia del popolo ebraico, destinato alla persecuzione nei secoli, e di questo si deve necessariamente prenderne atto.

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