giorgio levi

Pausa, poi si vedrà

E’ estate e come ogni anno mi prendo una pausa. Rispetto agli anni passati debbo però ammettere che il crollo delle visite a questo blog è stato notevole in questi ultimi sei mesi. E credo che nessun blogger, anche quelli con molti più lettori di me, possa dimostrare una tendenza contraria. Dobbiamo prenderne atto, l’era dei blog è finita e prima o poi doveva accadere.

Quando nella seconda metà degli anni Novanta ho iniziato con i miei primi blog questi erano la forma più attraente di comunicazione. Libera e indipendente, come nel mio caso, non legata a gruppi editoriali e libera persino dai condizionamenti della pubblicità. Era un impegno in perdita ma con la soddisfazione impagabile di vedere crescere i propri lettori, i tanti saltuari e i tantissimi abbonati che crescevano negli anni. Abbonati a titolo gratuito ovviamente, ma che mi hanno dimostrato affezione e stima.

L’ingresso nella rete dei social ha letteralmente spezzato questo legame e obbligato questa, e altre forme tradizionali di comunicazione, a sfruttare il traino di Facebook e Twitter. E lo stesso è accaduto con le grandi testate giornalistiche, se è vero che il traffico sui loro siti dipende oggi dal 70% dalla presenza sui social, e dalla forza d’impatto che essi generano.

Se sia un bene o un male non lo so. Quello che so è che il grande pubblico confonde i social con internet, identificando i primi con la rete. Che invece è, nonostante questa distorta rivoluzione, una fonte d’informazione, di cultura e di apprendimento straordinaria.

E’ ovvio che la mia piccola fetta di torta si è assottigliata. Il blog non è fatto per essere letto su uno smartphone, che invece è diventato il device più utilizzato per accedere ai contenuti della rete e che i social sanno sfruttare alla perfezione. Sono diminuite le vendite dei pc e persino dei portatili. L’impegno finanziario di chi accede a internet si è concentrato sul telefono, anche grazie alle possibilità sempre più economiche offerte dalle compagnie telefoniche. Insomma, internet è nel telefono e nelle sue app e non c’è ragione di spendere denaro per esplorare una rete che ha trovato nei social la sua massima espressione e sui quali gli smartphone hanno fatto fortuna.

Dunque, credo di non sbagliare se affermo che i blog sono finiti. Ora, quello che c’è da chiedersi è, se con tutto questo terremoto, vale ancora le pena impegnare tempo e risorse, e io non mi sono certo risparmiato, per utilizzare una vecchia linea di comunicazione come questa. La risposta più ovvia è no.

Ma noi, liberi e indipendenti, che stiamo sulla rete da trent’anni e che ci siamo costruiti il nostro pubblico di lettori con argomenti anche molto settoriali come nel mio caso, siamo fortemente anche testardi. Ho smesso di guardare i numeri. Ho ancora mille lettori per un post? No, forse nemmeno cento. Scrivo per me stesso e per quelli che sono rimasti nella mia riserva indiana.

Chissà come sarà nei prossimi anni. Io fin che avrò un abbonato coltiverò questo blog concimandolo quando sarà possibile, perché è stata una parte importante della mia professione. In autunno riprenderò, certo con molta minore frequenza di prima. Ma in fondo che importa. Quello che conta è rimanere fedeli allo spirito iniziale con cui è nata la rete, godere di una forma di straordinaria libertà che prima non sapevamo nemmeno che esistesse. E non c’è altro da dire.

Buona estate, e poi si vedrà.

6 thoughts on “Pausa, poi si vedrà

  1. Caro Giorgio, per piacere, continua a coltivare il blog così. Grazie. Buona pausa e buona estate anche a te!

  2. Tieni duro Giorgio io sono fra i tuoi lettori affezionati. Non ci puoi lasciare. Un abbraccio e buona estate anche a te. Renato

  3. anche a te Giorgio, dobbiamo poi rifare l’intervista che Alessandro ha avuto un problema tecnico nella registrazione, a settembre ripetiamo, grazie.

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