Tira una brutta aria sui conti de La Stampa. La perdita di bilancio nel 2019 dovrebbe superare i 9 milioni di euro. Le vendite continuano a calare (oggi circa 109 mila copie giornaliere), calcolato in un -8,5%. Così i ricavi pubblicitari, che andrebbero a collocarsi intorno al -9%. Gedi, che ha già una intricatissima grana sindacale con Repubblica, deve recuperare sulla Stampa cira 3,7 milioni di euro. Come? Ci proverà nel 2019 nella più consolidata tradizione del “mettere mano a tutto”. E dunque tagli alle collaborazioni nazionali e locali, alle trasferte considerate troppo onerose, agli straordinari, trasformando le ferie non godute in giorni compensativi, intervenendo sulla paga domenicale, riducendo drasticamente l’aggiornamento professionale, azzerando le perdite di molte pubblicazioni, a cominciare da Origami e Vatican Insider.
Insomma, ecco siore e siori il più tradizionale armamentario amministrativo per far tornare i conti. A quanto si dice, nelle misure restrittive non ci sono i contratti di solidarietà. Per ora, per ora. La lunghissima, e assai dibattuta, assemblea ha portato all’approvazione di una bozza di accordo giornalisti-azienda (solo per il 2019) sui punti già citati e su una riduzione dell’Edr (Elemento Distintivo della retribuzione) e su un taglione alla collaborazione dei pensionati. I sì votanti sostengono che non arrivare ad un accordo avrebbe significato lasciare il gioco in mano all’azienda, con tutte le incognite che ne potrebbero derivare.
L’assemblea non è stata una passeggiata. Incazzatissimi in molti hanno tentato di ottenere un rinvio, di dilazionare la firma dell’accordo, di affiancarsi al comportamento sindacale dei cugini di Repubblica che da mesi sono sul piede di guerra con l’editore. Alla fine, come detto, la maggioranza ha votato sì alla bozza, che quindi può essere firmata dalle parti. O siglata (se questa bozza già non lo era), ma in tal caso, a rigor di logica sindacale, andrebbe riportata al voto dell’assemblea.
Tuttavia, i contestatori avvertono il pericolo, se ci toccano nella parte alta della busta paga sappiamo dove cominciamo, ma non sappiamo dove andremo a finire.