Il presidente dell’Ordine dei giornalisti Enzo Iacopino aveva scritto sulla sua pagina Facebook: “Basta soubrette, ora le denunciamo. Senza distinzioni di genere (il sinonimo al maschile non lo conosco) o di reti sulle quali si esibiscono. L’informazione è materia delicata. Basta con l’occhio umido e la recitata partecipazione alle tragedie. Basta con il dolore come ingrediente dello spettacolo per fare audience. Basta con le banalità/bestialità dispensate a piene mani, soprattutto nelle tv, da chi si preoccupa solo di come aumentare il personale compenso”. E altre amenità dedicate a Barbara D’Urso e ai suoi programmi televisivi.
Una denuncia via l’altra di Iacopino e ora Il Gip del Tribunale di Monza ha rigettato e archiviato per infondatezza l’accusa di «esercizio abusivo della professione giornalistica» intentata contro la conduttrice e Mediaset lo ha reso noto non senza soddisfazione «per la decisione relativa a una capace conduttrice e a un proprio programma», Domenica Live, che, secondo il giudice, è inquadrabile, nella tipologia dell’infotainment, cioè “informazione e intrattenimento”.
Scrive Pigi Battista sul suo profilo Facebook: “L’inutile e arrogante Ordine dei giornalisti, da abolire d’urgenza, umiliato dalla D’Urso. Molto bene”.
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Una cinquantina di anni fa mi iscrissi all’ordine e prima di sparare giudizi sull’utilità dello stesso aspettai di essere un po’ meno ragazzino paracadutato in una professione che, al tempo, era considerata seria e importante. Quattro cinque anni dopo, entrato attivamente nel sindacato /allora (la FNSI si occupava di diritti dei giornalisti nelle singole aziende, di libertà di espressione per tutti, di dignità nell’esercizio della professione) mi trovai automaticamente sullo sponda opposta rispetto all’ordine schierato su posizioni reazionarie, guidato da vecchi trasformisti formatisi durante il fascismo, in mano a una pessima cricca romana. Arrivammo a progettare un referendum per l’abolizione ma al momento di discutere il tema con buone probabilità di accettazione del quesito, saltò il governo (mi sembra fosse Fanfani) e fine dei giochi.
Ora come allora ??? Beh!!! Non proprio.
In primo luogo il sindacato è guidato da carrieristi e maneggioni alla caccia della poltrona, meglio non contarci. L’Inpgi è agli onori della cronaca… nera. Rimane l’Ordine passato dalla reazione al conservatorismo, e a un accentratore che ha radicato il proprio (esattamente come Camporese all’Inpgi) nel crearsi un esercito di fedelissimi gratificati da cariche e incarichi. Quattrini, o meglio “Risorse” come si dice adesso per delicatezza, non ne mancano tra quote, ma soprattutto tasse imposte agli aspiranti giornalisti, corsi di preparazione agli esami, libri da vendere/comprare a seconda da che parti ti metti, sponsorizzazioni, donazioni, etc. .
A cosa serve quindi l’Ordine ??? In realtà a nulla. Certo, io credo che Barbara D’Urso, che conobbi bene in un’altra stagione della vita, faccia un giornalismo schifoso. Però è giornalismo. Le manca l’esame per diventare professionista, ma non dovrebbe essere un problema visto che le commissioni d’esame sono formate per compare e comare. L’ultima volta venni convocato su indicazione di un collega della Stampa Ligure alla quale sono rimasto iscritto per pigrizia: non accettai il ruolo passivo di giudice pilotato, mi scontrai apertamente con il giudice-presidente, soprannominato simpaticamente Psyco dai suoi stessi colleghi, e automaticamente venni messo all’indice da Iacopino.
La soluzione c’è e può essere quella storica dello scioglimento dell’Ordine. Un paliativo potrebbe essere invece un incontro domenicale tra i due contendenti, Barbarella vs. Iacopino.
In diretta TV, of course.