giorgio levi

Giornalisti al voto senza demagogia

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Voglio raccontare questa. Quando mi è stato proposto di candidarmi a questo turno elettorale per il rinnovo delle cariche all’Ordine dei giornalisti ho detto che non m’interessava e che in fondo (e lo penso anche adesso) il sindacato è oggi il più efficace punto d’incontro e di sostegno a chi fa questo lavoro. Insomma, ho sempre visto l’Ordine come una roba buona per gli anni Sessanta. Soltanto che negli anni Sessanta facevo le medie e quindi l’Ordine non era in cima ai miei pensieri. E non lo è stato nemmeno negli anni Ottanta quando ho cominciato a lavorare sul serio. Io per giunta stavo a Milano, perciò delle faccende torinesi non sapevo nulla. Per molti anni non sono nemmeno andato a votare. Leggevo i nomi dei candidati ed erano sempre gli stessi. Cos’era una loggia o una bocciofila? Sapevo di correntine e di partitini, di quello che faceva coalizione con un altro, e poi il terzo s’incazzava e cercava un quarto per sgambettare il primo. Una partita a calcetto avrebbe fatto meno danni. Ma negli anni Ottanta non si giocava a calcetto, perciò, pensavo, era meglio randellarsi sotto banco all’Ordine dei giornalisti.

A Milano, come a Torino molti anni dopo, vedevo il sindacato come unico punto di riferimento e, seppure in (diciamo) tarda età l’essere parte dell’Associazione Stampa Subalpina mi ha fatto sentire bene. Le riunioni dell’esecutivo attorno a quel tavolo con Alessandra Comazzi prima e Stefano Tallia poi, le ho captate davvero come il punto d’incontro tra le mille sfaccettature che compongono oggi questo mestiere e senza preclusioni tra professionisti e pubblicisti. Lì ci sta gente che fa questo lavoro. Ecco perché il volontariato sindacale è un’ottima fonte di energia.

Che ci vado a fare all’Ordine? Beh, l’idea di fondo è di trasferire quell’energia costruttiva sindacale dentro il corpaccione ordinistico. Più rapidità decisionale, apertura al dialogo con tutti, porte spalancate, comunicazioni in rete frequenti e soprattutto unità stretta con la Subalpina, pur nelle differenze dei ruoli.

Si può fare? Forse no, forse l’Ordine è destinato a scomparire, forse domattina crolla palazzo Ceriana. Intanto però per queste elezioni c’è una lista di persone che ha messo da parte le correntine da bocciofila degli anni Ottanta. Ci siamo seduti attorno ad un tavolo e abbiamo scritto un programma che ci sta bene. Punto.

Naturalmente non tutto è Peace & Love. L’equilibrio tra professionisti e pubblicisti è molto delicato. E’ sufficiente un minimo spostamento di voto per mettere a rischio l’intera costruzione. Saranno squaletti, ma ci sono. Perciò faccio appello ai colleghi perché vadano ai seggi (una dimostrazione di unità nella crisi che attraversiamo è un bene), perché votino le sei persone che propone Insieme per l’Ordine per il consiglio regionale (Banfo, Bosonetto, Caglieris, Levi, Martinengo e Sinigaglia), i due colleghi per il consiglio nazionale (Boetti e Gandolfo), il revisore dei Conti Luca Rolandi.

Ma soprattutto che non disperdano il loro prezioso contributo e che non cedano alla demagogia, che è facile condividere oggi ma i cui effetti sono difficili da sostenere poi. 

In ogni caso, buon voto.

Giorgio Levi, professionista e candidato al consiglio regionale dell’Ordine dei Giornalisti.