giorgio levi

Giornalisti al voto, tagliare la quota destinata a Roma

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Care colleghe e colleghi,

domenica 19 maggio (e per l’eventuale ballottaggio domenica 26, trovi tutto su http://www.odgpiemonte.it) i giornalisti sono chiamati a rinnovare consiglieri nazionali, regionali e revisori dei conti dell’Ordine dei Giornalisti. Mi è stato proprosto di candidarmi (e per quanto non ne sentissi la necessità perché già impegnato con l’esecutivo della Subalpina) ho accettato. So bene quanto l’Ordine sia ormai una entità lontana e staccata dal mondo del lavoro, non mi scandalizzo nemmeno quando qualcuno ne chiede l’abolizione, ma dato che c’è e che la sua cancellazione non risolverebbe i diecimila problema della categoria, tanto vale provare a dare qualche segnale di cambiamento. Se uno ci riesce, naturalmente. Per fortuna quello di consigliere è un incarico a titolo del tutto gratuito, così si ha il vantaggio di fare battaglie in cui si crede davvero e senza condizionamenti.

Che cosa proponiamo lo trovate qui,  con i nomi degli altri candidati di Insieme per l’Ordine e il programma dettagliato che abbiamo concordato.

Per il resto posso soltanto dire che l’Ordine, come risulta dai dati ed evidenziato nel nostro programma, nel triennio che verrà avrà enormi difficoltà di bilancio. La pessima riforma introdotta da Roma ha istituito i cosiddetti consigli di disciplina che aggiungono ben nove consiglieri ai nove già esistenti. Anche loro a titolo gratuito, ma il raddoppio dei consiglieri porterà ad un aggravio di costi di segreteria e di organizzazione che il bilancio non potrà certamente sostenere. Le soluzioni? Sostanzialmente due: o aumentare la quota annuale o attingere alle riserve di bilancio. Per quanto mi riguarda sono due strade impercorribili, non voterò mai provvedimenti di questo genere. E se dovessero passare in una seduta di consiglio non esiterei a dimettermi.

E’ tempo invece di chiedere a Roma, dove dopo la riforma nessuno si è preoccupato di fare due conti, una riduzione della quota che ogni ordine regionale versa al consiglio nazionale. Ovvero, il 70 per cento di quello che ciascuno di noi paga ogni anno. Il Piemonte da solo non avrebbe voce e se tagliasse per conto suo rischierebbe il commissariamento, perciò io chiedo che le regioni che hanno il maggior peso (Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia e Toscana, ma se possibile anche Puglia e Sicilia) si siedano attorno ad una tavolo e concordino un’azione comune nei confronti di Roma. Tagli immediati sulla percentuale dei trasferimenti delle quote e taglio netto, questo sì, del numero dei consiglieri nazionali. Oggi sono circa 140, ne sono sufficienti 70, un risparmio di costi che dati i tempi non è più rinviabile. Per liberare risorse, dare un segnale politico forte a chi chiede l’abolozione dell’ordine,  e consentire una più equa ridistribuzione del ricavato delle quote a livello regionale. Io credo che il Piemonte, se ben coordinato con altre regioni, con un tavolo comune e un accordo forte, possa diventare il capofila di un cambiamento irrinunciabile. E m’impegno, se verrò eletto consigliere, a lavorare in questo senso.

Per queste ragioni credo che sia importante il voto di tutti, nel mezzo della bufera è meglio stare uniti, a domenica e buon voto.

Giorgio Levi, professionista  e candidato consigliere all’Ordine dei Giornalisti del Piemonte.